Il ginecologo di Erika (promo) - DarkOct02

Il ginecologo di Erika (promo)

 

Ho sempre avuto il sospetto di essere un gran cornuto. Fin da quando io e Erika eravamo ancora “fidanzatini” ed avevamo solo 15 anni. Io ero follemente innamorato di lei mentre lei amava, diciamo, la bella vita.

Lei era la classica ragazzina “facile” a detta di molti, ma io non avevo mai voluto crederci. Mi raccontavano che quando stava ai giardini, in mia assenza, era solita imboscarsi con qualche altro ragazzo a volte per una “limonata”, a volte per una sega o per un pompino “veloce”.

A quei tempi non volevo crederci, perchè lei con me era dolcissima e diceva che erano solo invidiosi. Ma in molti raccontavano di essersi svuotati le palle nella sua bocca e sinceramente qualche dubbio lo avevo sempre avuto. Non l’ho mai scopata a dire il vero, ci eravamo limitati a seghe e pompini. A lei piaceva da pazzi farli e li faceva anche parecchio bene. Per questo qualche dubbio era legittimo. Ingoiava. Lo faceva ogni volta. Diceva che il sapore del mio sperma era dolce e che in fondo faceva bene alla pelle. Non so quanta sborra ho schizzato nella sua piccola bocca. Mi guardava negli occhi. Ogni volta che mi spompinava mi guardava dritto negli occhi. Come se volesse mantenere il controllo su di me. Era lei a farmi i pompini, non io a farmeli fare.

Diceva di essere vergine. E di non sentirsi ancora pronta a farlo. Si faceva toccare le tette, già ben sviluppate. Ma poche volte ero riuscito a infilarle la mano nelle mutandine. Aveva tanto pelo tra le cosce e quando ero riuscito ad arrivarci con le dita l’avevo trovata con tutto il pelo intorno alle labbra bagnato.

Se non ricordo male solo un paio di volte ero riuscito a farle sfilare le mutandine. Una volta a casa mia e un’altra volta in cantina. Avevo visto la sua fica, le sue meravigliose labbra che spuntavano dal pelo nero. Mi permetteva solo di accarezzarle le labbra, non voleva che le infilassi dentro neanche un dito. Diceva che aveva paura di perdere la verginità. Le malelingue invece affermavano che lo facesse per non farmi scoprire che non era per niente intatta. Che di cazzi ne aveva già presi eccome. E io non ci volevo credere.

Una volta provai a infilarle un dito “a tradimento”, quando non se lo aspettava. Ero solo troppo curioso di capire se era stata sincera con me. Mi beccai uno schiaffo che me lo ricordo ancora e da allora non me la fece più toccare. Quella volta il mio dito le entrò in mezzo alle labbra senza trovare alcuna resistenza. Non fu sufficiente per averne la certezza, ma il dubbio che fosse già stata aperta mi rimase.

Siamo stati insieme fino ai 16 anni e mezzo, quindi poco più di un anno. Poi si era trasferita e di lei avevo perso le tracce. Fin quando ci siamo nuovamente incontrati a 20 anni, lei usciva da una storia con un brutto ceffo e io ero ancora single. Così abbiamo ricominciato a frequentarci e ci siamo fidanzati. Ovviamente non era più vergine e stavolta era sicuro.

Non ci siamo mai sposati perchè lei si è sempre detta contraria al matrimonio, venendo da una famiglia con una relazione molto complicata dove il padre picchiava spesso la madre.

Erika è sempre stata uno spirito libero, non ha mai accettato imposizioni. E io questo l’ho sempre accettato. Anche quando usciva con le amiche fino a tardi e sapevo che rincasava solo la mattina. E poi ha sempre amato la provocazione, tanto da prendere regolarmente il sole al mare in topless (e la sua splendida terza abbondante non passa certo inosservata) con un costume superminimo e le chiappe praticamente al vento o capace di tirarsi giù le mutandine per fare pipì anche davanti ad altri amici. Certo non a livello di spettacolo porno, questo no. Ma il suo culo nudo quando si metteva accovacciata per farla lo hanno visto in parecchi.

E in parecchi mi dicevano che fosse un po’ troia. Ma io l’ho sempre amata da pazzi. E la amo ancora, anche dopo aver scoperto con estrema chiarezza chi è veramente.

Siamo andati a convivere da un paio di anni e questo ha limitato la sua libertà d’azione. Per cui non ho più avuto modo di preoccuparmi più di tanto della sua fedeltà. I nostri rapporti sessuali sono sempre stati buoni, almeno di questo ero convinto. Almeno io.

Erika è sempre stata una donna molto attenta al suo benessere e alla sua salute, per questo era  solita andare ogni anno dal ginecologo per una visita di controllo. L’ultima volta mi aveva parlato di una infiammazione interna che non riusciva a far guarire e per questo il dottore aveva richiesto di vederla più spesso.

Mi ero proposto di accompagnarla ma lei aveva sempre rifiutato dicendomi che era in grado di farlo da sola. E io rispettavo il suo bisogno di indipendenza. Ma nell’ultimo periodo le visite dal ginecologo erano diventate troppo ravvicinate, ci andava almeno un paio di volte al mese ormai da tre mesi e io mi stavo preoccupando. Temevo che ci fosse qualcosa di serio che non volesse dirmi.

Così, all’appuntamento successivo, le dissi che sarei andato con lei. Litigammo, perchè come al solito non voleva, ma alla fine trovammo l’accordo che avrei aspettato fuori e poi avrei parlato col medico dopo la visita. Solo per rassicurarmi sulla sua salute. Me lo doveva.

Arrivò quindi il giorno della visita, aveva fissato come al solito in tarda serata, diceva che preferiva essere l’ultimo appuntamento così non doveva aspettare troppo. Arrivammo dal medico a dieci minuti dalle venti e dopo circa quindici minuti si aprì la porta dello studio. Uscì una signora di mezza età e il medico chiamò il nome di Erika.

Vidi il dottore sulla porta, un bell’uomo sulla trentina, abbronzato, mi salutò con sufficienza. Erika si alzò dalla sedia della sala di attesa e si avviò verso di lui. Indossava una gonna di pelle nera che le arrivava sopra le ginocchia, una camicetta bianca, le calze nere e le immancabili scarpe col tacco. Non usciva mai senza.

Il medico la fece entrare e poi chiuse la porta davanti a me.

Li sentivo parlare ma non riuscivo a capire cosa si dicessero. Le uniche parole che riuscii in qualche modo a sentire dopo qualche minuto furono “Adesso sfilati le mutandine”. Ci doveva essere ormai confidenza tra loro visto che le dava del tu, ma lo trovai ovvio.

Sapere che in questo momento Erika si trovava sola con lui al di là di quella porta, nuda, mi faceva in qualche modo ingelosire ed eccitare allo stesso tempo. Quell’uomo aveva Erika totalmente esposta davanti a lui. Immaginavo la scena, cosa che non avevo mai fatto fino ad allora. Forse perchè questa volta erano davvero molto vicini a me.

Mi venne una curiosità pazzesca, pensai di fare qualcosa che non avrei mai immaginato di fare. La porta era di quelle tradizionali, con il buco della serratura. Pensai che certamente non avrei visto niente ma ci volli provare lo stesso. Mi alzai dalla sedia senza far rumore e mi avvicinai alla porta. Li sentivo ogni tanto parlottare quindi non avrei probabilmente rischiato che aprissero improvvisamente la porta e mi scoprissero.

Mi abbassai e avvicinai l’occhio al buco. Per fortuna nella toppa non c’era la chiave quindi la visuale era libera. Vidi la scrivania e alcuni mobiletti nella parte destra della stanza e sulla sinistra spuntava una staffa del lettino ginecologico, una di quelle dove le donne appoggiano le gambe per stare spalancate. Ma non vedevo la gamba di Erika sopra.

Dopo qualche secondo apparve la gamba della mia compagna che si appoggiò alla staffa e notai subito una cosa piuttosto inusuale, almeno per me. Vedevo la sua gamba dal ginocchio in giù e mi accorsi che aveva la calza arrotolata fino alla caviglia, con la scarpa indossata.

Non capivo che senso avesse a quel punto non toglierla del tutto e soprattutto perchè farsi visitare con le scarpe col tacco. Ma qualche istante dopo avrei avuto tutte le risposte.

Vidi infatti una mano del ginecologo sulla scarpa di Erika. Inizialmente pensavo che si fosse solo appoggiato ma notai che in quella mano non aveva il guanto di lattice che si usa per la visita. E poi il movimento sulla scarpa era piuttosto eloquente, gliela stava accarezzando. E come se non bastasse dopo qualche secondo vidi le mani del medico che lentamente sfilavano la scarpa di Erika, vedevo bene il suo piede inguainato nella calza nera e le mani del medico massaggiarlo.

Questo mi sembrò decisamente troppo per una normale visita ginecologica, ma non avevo ancora visto niente. Il ginecologo cominciò a sfilarle la calza e quando il piede rimase nudo vidi il suo viso vicino alle dita dei piedi di Erika che muoveva come per invitarlo, infatti dopo qualche secondo lui tirò fuori la lingua e cominciò a passargliela sulle dita ormai nude.

Ebbi un sussulto e mi allontanai dalla porta, cominciai a camminare nervosamente nella sala d’attesa, adesso era tutto fin troppo chiaro. Questo era il motivo delle continue visite di Erika dal ginecologo, era il suo amante! E quel che è peggio lo stava facendo anche con me nell’altra stanza!

Avrei dovuto aprire quella porta, entrare in quella stanza incazzato come una iena e coglierli in flagrante!

Eppure qualcosa stava succedendo in me, invece che essere incazzato ero incredibilmente eccitato. Mi accorsi di avere il cazzo duro nei pantaloni, che vedere quella scena mi aveva provocato una decisa erezione. Uscì fuori in tutto il suo splendore la mia anima di cornuto, mi resi conto che forse lo avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo che Erika era una troia, solo che non volevo ammetterlo a me stesso.

Avevo sempre saputo probabilmente che Erika fin da quando stavamo insieme da ragazzini faceva i pompini a tutti, proprio come mi avevano sempre detto. E che probabilmente si faceva scopare già allora, ma non da me. Mi stavo però rendendo conto che forse la amavo proprio per questo suo essere una incontenibile porca.

Ero palesemente un cornuto. E lo ero da sempre. la differenza è che ora ne ero finalmente consapevole. Avevo le prove davanti a me. Oltre quel buco della serratura.

Tornai alla porta dello studio e ricominciai a spiare. Lei era ancora sul lettino, vedevo il piede sulla staffa. Non vedevo più il ginecologo, ma vedevo le dita del piede di Erika che si muovevano di continuo e conoscevo quel movimento che era solita fare durante i nostri rapporti. Tirava su le dita fino all’estremo quando era vicina ad un orgasmo.

Senza rendermene conto mi accorsi di avere il cazzo in mano, me lo ero tirato fuori senza neanche pensarci. Ero veramente duro e mi stavo masturbando guardando la mia compagna con un altro. Anche se in realtà potevo solo immaginare cosa stesse succedendo.

Poi successe l’inaspettato. Mi facevano male le gambe a forza di stare chinato, mi appoggiai alla porta con un movimento goffo, la porta si aprì e io caddi dentro la stanza.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai alla barra degli strumenti